24 aprile, Giornata mondiale per il ricordo del Genocidio Armeno
1915 - 2013

dal 23/04/2013 al 30/04/2013

Biblioteca comunale

 

MEDZ YEGHERN
Il Grande Male


Il dovere di ricordare
Il 24 aprile è il giorno della Memoria del Genocidio Armeno. 98 anni fa ebbe inizio lo sterminio degli armeni perpetrato dai Giovani Turchi. Intellettuali, banchieri, grandi artisti, preti e perfino delegati al Parlamento furono prelevati di notte dalle loro case e deportati verso l’interno dell’Anatolia e massacrati lungo il tragitto. Era la notte tra il 23 e il 24 aprile 1915 ed erano i primi arresti tra l’élite armena di Costantinopoli. L’operazione proseguì nei giorni seguenti. Nelle marce della morte, che coinvolsero 1.200.000 persone, centinaia di migliaia morirono di fame, malattia o sfinimento. Altre centinaia di migliaia furono massacrate dalla milizia curda e dall’esercito turco.
In quella tragedia, prima del genere nel Ventesimo secolo, trovarono la morte in totale un milione e mezzo di armeni.




RICORDARE IL GENOCIDIO ARMENO
Ancora molti ignorano che nel 1915 un milione e mezzo di armeni morirono per mano del governo turco. La negazione del genocidio da parte dei suoi autori continua ancora oggi


(…) Nel genocidio morirono un milione e mezzo di armeni, ma ancora oggi il governo turco non ha riconosciuto le sue responsabilità e chiunque in Turchia tenti anche di sollevare il problema rischia il carcere e spesso la morte.
Ma perché tanto silenzio? Perché negare ancora oggi il genocidio armeno?
Nel corso del tempo c’è stato il silenzio dei carnefici, ma anche delle vittime. Il popolo
armeno è stato da sempre un popolo ricco, colto, che provando paura e vergogna nel
ricordo delle inaudite violenze subite, preferiva pensare alla vita e al futuro. Saranno
solo gli armeni di terza generazione a volere ricostruire il loro passato, a voler difendere la loro memoria.
Ecco che allora gli armeni, sopravvissuti al genocidio, si impegnano a costruire chiese
e scuole sia in Armenia, dove attualmente vivono tre milioni di persone, sia nei paesi
della diaspora, dove vivono ben sei milioni di armeni, per difendere la loro identità di
popolo attraverso l’unità nella fede cristiana e attraverso la lingua comune.
È soprattutto lo sguardo volto verso il Monte Ararat, simbolo dell’Armenia, che attualmente fa parte della Turchia, a mantenere vivo nel popolo la nostalgia del ritorno.
La negazione del genocidio da parte dei suoi autori inizia già nel 1923 con il rinnovamento della Turchia da parte di Ataturk, che cancella la condanna del genocidio espressa nel 1919. A questo silenzio si aggiunge quello dei paesi occidentali che, per motivi politici ed economici, hanno ignorato il genocidio armeno tanto che per molto tempo non ve ne era notizia neppure nei manuali scolastici.
Ma il silenzio sul genocidio è stato causato anche dall’assenza degli intellettuali armeni
che il 24 aprile 1915 furono i primi a essere sterminati, seguiti poi dai giovani, richiamati alle armi e poi massacrati e, infine, da donne, anziani e bambini, deportati e lasciati morire nel deserto.
Tuttavia, mentre il governo turco nega il genocidio, la società civile turca vuole prendere coscienza del passato e soprattutto gli intellettuali ammettono le responsabilità turche, pur rischiando pericoli di ogni sorta a causa dell’articolo 301 del Codice penale che riguarda l’attentato all’identità turca, come è già accaduto allo scrittore premio Nobel per la letteratura Orhan Pamuk e al giornalista di origini armene Hrant Dink, che è stato assassinato.
Il genocidio armeno è stato il primo della storia, tanto che lo stesso termine «genocidio» è stato coniato dal giurista polacco Raphael Lemkin nel 1944 proprio per designare questo massacro; è stato il primo a essere seguito dalla stampa anche da quella italiana, come appare dallo studio di Emanuele Aliprandi, effettuato dopo una lunga e accurata ricerca attraverso i giornali dell’epoca ed oggi pubblicata nel suo libro 1915, cronaca di un genocidio ( Ed. MyBook).
Fu proprio il genocidio armeno a ispirare Hitler nel pianificare la «soluzione finale» del popolo ebraico. A chi cercò di obiettare ad Hitler che a una simile e inaudita violenza
ci sarebbe stata certamente una dura reazione da parte di altri paesi, egli rispose chiedendo chi oramai si ricordasse del genocidio degli armeni.
Conoscere e ricordare diventa dunque un obbligo e una necessità, se vogliamo evitare
che ancora altri genocidi sconvolgano il mondo. Dobbiamo avere il coraggio della memoria se vogliamo sconfiggere il mostro della violenza. Dobbiamo difendere il diritto di ricordare degli armeni, ma anche dei turchi, perché riconoscano gli errori del passato e possano dare al paese l’opportunità di percorrere un cammino di libertà, di pace e di
democrazia nel rispetto delle minoranze e della diversità vissuta come ricchezza.

Da un articolo di Antonella Picciurro apparso su Riforma il 4.6.2010, Settimanale delle Chiese Evangeliche Battiste, Metodiste, Valdesi


In Biblioteca
Per saperne di più


Franz Werfel
I quaranta giorni del Mussa Dagh
Corbaccio - 1997

Antonia Arslan
La masseria delle allodole
Rizzoli – 2004

Ondine Khayat
Le stanze di lavanda
Piemme – 2009

Yves Ternon
Gli armeni
1915-1916: il genocidio
Rizzoli – 2003

Margaret Ajemian Ahnert
Le rose di Ester
Rizzoli – 2008

Claude Mutafian
Metz yeghéren: breve storia del genocidio degli armeni
Guerini e Associati – 1995

Pietro Kuciukian
Voci nel deserto
Giusti e testimoni per gli armeni
Guerini e Associati – 2000

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