LA LUCE DEL REALE
MOSTRA PERSONALE DI GIOVANNI VIGANÒ

dal 18/12/2010 al 28/12/2010

Spazio Esposizioni - Biblioteca Comunale di Paullo

 

Espone finalmente a Paullo il nostro concittadino Giovanni Viganò che inaugura con la sua personale un ciclo di mostre che verranno allestite in questo nuovo spazio espositivo. La mostra vuole ripercorrere il cammino artistico del pittore paullese. Nato a Cernusco sul Naviglio nel 1944, Viganò ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Brera ma ha poi sviluppato la sua finissima e virtuosissima tecnica da autodidatta. Pittore apprezzato e acclamato, ha già esposto in mostre personali e collettive riscuotendo notevole successo sia di critica che di pubblico.
Cercare di classificare la sua arte risulta particolarmente complicato; non si può di certo parlare di iperrealismo (nonostante Viganò apprezzi e attinga molto dalle opere di Luciano Ventrone) in quanto movimento che nasce originariamente come critica sociale e le cui opere “più vere del vero” provocano un senso di fastidio per tanta freddezza e perfezione illusionistica. Probabilmente sarebbe più corretto se ci riferissimo alla sua pittura parlando di realismo fotografico laddove c’è un forte intento realistico di rappresentazione analitica ed un’emulazione della tecnica fotografica nella sua pura visibilità. La fotografia, infatti, rappresenta per Viganò lo strumento di confronto e di partenza per i suoi lavori; da qui le composizioni ed i tagli che assumono le opere sono riferibili a questo mezzo artistico. L’effetto finale è sorprendente: paesaggi dove la luce e i toni abbagliano e dove il colore ad olio steso a velature è così perfettamente applicato da non rendere più visibili ad occhio nudo i segni delle pennellate.
Il soggetto ricorrente è il paesaggio ed è un paesaggio il più delle volte a noi e a lui caro: quello rurale, familiare ed accessibile della campagna lodigiana: l’Adda, la Muzza, i cascinali di Villambrera e di Siziano, Mirazzano, Conterico e ovviamente Paullo. Ma è anche il paesaggio più vacanziero di Limone, Moggio, Camogli e Portofino.
La sua pittura, insomma, ricostruisce le immagini con una tecnica pazientissima e virtuosa attenta ad ogni minimo dettaglio; che si tratti di un filo d’erba o di una ruga sottile sul volto del papa non importa. Avvicinandosi alla pittura di Viganò il sentimento che prevale è la curiosità; egli dipinge non tanto per sorprendere, criticare o stupire gli altri ma lo fa per “diletto”, per curiosità appunto, una continua messa alla prova del suo virtuosismo ma non solo... La sua ricerca artistica traspare evidentemente nell’unico notturno qui esposto, “Moggio all’imbrunire”, dove riesce a cogliere il momento in cui le luci delle stradine si accendono o nel paesaggio alberato con figura umana, “Solitudine”, dove veniamo calati in un’atmosfera poetica autunnale fatta di brina e di attesa. La sua sfida personale si coglie proprio in queste opere dove supera la classica pittura di genere dall’impostazione accademica e fotografica per approdare in qualcosa che va “oltre”; oltre la fotografia che esprime già da sola un ritorno all’iperrealtà. Insomma, ritorna in scena una vecchia diatriba, tanto cara agli artisti, tra fotografia e pittura, dove l’oggetto reale si confonde con la sua immagine riprodotta.
La mostra si articola in tre sezioni; dopo la parte dedicata al paesaggio locale si snoda tra paesaggio rurale e vacanziero fino ad approdare alla sezione dedicata ai ritratti (sezione sicuramente più familiare a Viganò).
Veronica Zimbardi

Immagini

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