10 FEBBRAIO, GIORNO DEL RICORDO
Le foibe, una tragedia dimenticata. Doveroso il suo ricordo

10/02/2020

Biblioteca Comunale di Paullo

 

Il 10 di febbraio è la data in cui si celebra il cosiddetto “Giorno del Ricordo”. Dopo anni di superficialità e irrazionale distacco se non – addirittura – in molti casi di vere e proprie negazioni di ciò che accadde in quel periodo storico in Istria e nel confine nord-orientale dell’Italia, il Parlamento italiano ha approvato la Legge n. 92 del 30 marzo 2004: “Istituzione del «Giorno del ricordo» in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati”. Il primo comma del primo articolo della Legge in questione esprime, in maniera straordinariamente semplice, quanto successe e ciò che, quindi, nella giornata del 10 febbraio – ogni anno – doverosamente dobbiamo ricordare: “La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale «Giorno del ricordo» al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.

La vicenda delle foibe rappresenta una delle più grandi tragedie umane del Novecento, che colpì una popolazione indebolita ed affranta dal passaggio della propria terra ad una comunità diversa da quella di origine, in base al Trattato di Parigi del 10 febbraio 1947. Trecentocinquantamila esuli italiani abbandonarono il territorio di Pola, Fiume e Zara, nonché di una parte delle province di Trieste e Gorizia, mentre altre migliaia, rimasti nelle loro terre di origine, hanno subito le persecuzioni anti-italiane del regime di Tito e sono stati torturati ed uccisi nelle foibe.

Quella delle foibe fu una serie di immani tragedie e di orrori; fu una tragedia collettiva, quella dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati, quella dunque di un intero popolo. Questo perché quella delle foibe fu, soprattutto, una pulizia etnica contro chiunque fosse italiano. Non importava l’orientamento politico, l’essere o essere stato fascista o connivente con il regime mussoliniano; l’unico metro di giudizio che comportava la condanna a morte era essere italiani.

La data stabilita, il 10 febbraio, è una data simbolo, perché vuole ricordare il 10 febbraio 1947, giorno della firma del Trattato di Parigi tra l’Italia e le potenze alleate. Da quel giorno l’Italia dovette cedere, tra l’altro, all’allora Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, quasi tutta l’Istria e le città di Fiume e Zara.

Il dovere di ricordare

In tutto il Paese, in quel giorno o nei giorni a ridosso di quella data, le istituzioni pubbliche – Enti Locali in primo luogo – intervengono direttamente con proprie iniziative per ricordare cosa è accaduto; per far sì che ciò non abbia più modo di verificarsi.

L’approvazione della Legge in questione ha portato – finalmente dopo anni di omissioni – distensione nel dibattito politico, fino a quel momento alquanto aspro e vivace in merito a questo tema. Per meglio capire il clima di negazione che, fino ad allora, si respirava, cito quelle che furono le parole dell’On. Piero Fassino, all’atto dell’approvazione finale della Legge in Parlamento: “È una pagina che, a lungo, è stata rimossa nella storia del Paese e sulla quale è stato steso un velo di oblìo, di dimenticanza. Credo sia giunto il tempo di dichiarare che quella pagina di storia appartiene alla nostra storia, alla storia di tutti noi, alla storia degli italiani. Dobbiamo sentire quella tragedia come una nostra tragedia” (Piero Fassino, Camera dei Deputati, Seduta n. 422 dell'11/2/2004, dichiarazione di voto finale sull’approvazione della proposta di Legge A.C. n. 1874)”.

Oggi, invece, anche questo genocidio sanguinoso vive nelle pagine di storia. E si alimenterà, nei prossimi anni, sempre di più. Perché è solo con la conoscenza vera dei fatti che è possibile capire cosa è stato, per non ripetere gli errori compiuti. Il fatto positivo è che, da un certo numero di anni, si sono intensificate le ricerche e le riflessioni degli storici sulle vicende cui è dedicato il "Giorno del Ricordo". E dovremo, certamente, farne tesoro per diffondere una memoria che ha già rischiato di essere cancellata, per trasmetterla alle generazioni più giovani.

È importante capire quanto avvenuto, farlo con mente lucida. Ma per fare questo occorre studiare, leggere, leggere ancora, informarsi.

Ricordo, in conclusione, le parole pronunciate dal Presidente emerito della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, il quale, il 10 febbraio del 2007, dichiarò: “Va ricordato l’imperdonabile orrore contro l’umanità costituito dalle foibe, ma egualmente l’odissea dell'esodo, e del dolore e della fatica che costò a fiumani, istriani e dalmati ricostruirsi una vita nell'Italia tornata libera e indipendente ma umiliata e mutilata nella sua regione orientale. E va ricordata la "congiura del silenzio", "la fase meno drammatica ma ancor più amara e demoralizzante dell’oblìo".

IL RESPONSABILE DEL SETTORE CULTURA
Roberto Marraccini

CITTA' DI PAULLO

 

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